venerdì 23 febbraio 2007

5. Ed ecco Catullo!

Catullo, uno dei più noti poeti latini, scrisse in versi l’ amore per la sua Lesbia, ma scrisse anche carmi dedicati ad altri personaggi con un tono ironico e divertente.

XLIII. ad Ameanam
SALVE, nec minimo puella naso
nec bello pede nec nigris ocellis
nec longis digitis nec ore sicco
nec sane nimis elegante lingua,
decoctoris amica Formiani.
Ten prouincia narrat esse bellam?
Tecum Lesbia nostra comparatur?
O saeclum insapiens et infacetum!

Trad. : “Ad Ameana” - Salve, fanciulla, dal naso non piccolo, dal piede non grazioso, dagli occhi non neri, dalle dita non lunghe, dalla bocca non stretta, dalla parlata non molto elegante, amica del bancarottiere di Formia. E la provincia dice che sei bella? E la mia Lesbia è paragonata a te? O generazione stolta e insulsa!

XIII. ad Fabullum
CENABIS bene, mi Fabulle, apud mepaucis, si tibi di fauent, diebus,si tecum attuleris bonam atque magnamcenam, non sine candida puellaet uino et sale et omnibus cachinnis.Haec si, inquam, attuleris, uenuste noster,cenabis bene; nam tui Catulliplenus sacculus est aranearum.Sed contra accipies meros amoresseu quid suauius elegantiusue est:nam unguentum dabo, quod meae puellaedonarunt Veneres Cupidinesque,quod tu cum olfacies, deos rogabis,totum ut te faciant, Fabulle, nasum.


Trad. : “ A Fabullo” – Fabullo mio, se gli dei ti saranno favorevoli, tra pochi giorni mangerai bene a casa mia, se porterai con te una lauta e abbondante cena, non senza una bella ragazza, il vino, gli scherzi e ogni tipo di divertimento. Se porterai queste cose, dico, mangerai bene; infatti, il borsellino del tuo Catullo è pieno di ragnatele. Ma, in cambio, riceverai un affetto sincero o qualcosa di più gradevole e raffinato: ti darò un unguento, che Venere e gli Amori hanno donato alla mia ragazza, un unguento tale che, quando lo avrai annusato, Fabullo, pregherai gli dei di farti tutto naso.

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